PALAZZO MONTANI ANTALDI

Gli interni di Palazzo Montani Antaldi costituiscono un vero e proprio museo nel museo.
Al piano nobile, quasi tutte le volte delle sale sono dipinte con splendidi soggetti mitologici, secondo lo spirito neoclassico del tempo.

STORIA DELL’EDIFICIO

Il palazzo viene edificato nel XVI secolo per volere della nobile famiglia pesarese Montani. L’edificio assume l’attuale connotazione neoclassica negli anni Ottanta del 1700, su progetto dell’architetto Tommaso Bicciaglia, allievo di Giannandrea Lazzarini (1710-1801). Vari interventi architettonici proseguiranno poi fino al XIX secolo.
Nel 1808, causa problemi economici, i Montani si trasferiscono a Roma e sono costretti a cedere il palazzo al marchese Antaldo Antaldi (1770-1847), nobile urbinate allora podestà di Pesaro, che inizia ad aprire le sale a feste e ricevimenti a cui partecipano numerosi personaggi illustri del territorio e di passaggio. Si succedono nel tempo diversi proprietari fino al 1944, quando il palazzo viene gravemente danneggiato dalla guerra; dopo anni di abbandono è acquistato nel 1983 dalla Cassa di Risparmio di Pesaro che nel 1986 ne inizia il restauro, concluso nel 1991. Dal 1995 è sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e dal 2019 ospita nel piano nobile il Museo Nazionale Rossini.

IL CICLO DECORATIVO

All’epoca dei Montani, il piano nobile del palazzo è arricchito da decorazioni e dipinti della scuola locale del Lazzarini. La tecnica utilizzata è quella della pittura murale a secco realizzata con tempera a guazzo.
Il ciclo pittorico viene eseguito tra il 1777 e il 1781 e tra gli allievi del maestro figurano l’urbinate Carlo Paolucci e i pesaresi Ubaldo Geminiani, Giuseppe Pistocchi, Giuseppe Olmeda e Raimondo Dosi. Le decorazioni sono ispirate all’Eneide, alla mitologia classica e all’opera di pittori classicisti come Raffaello nelle Logge Vaticane, Annibale Carracci e Pietro da Cortona. La pittura delle volte era parte di un complesso decorativo più organico che comprendeva anche pareti, porte e finestre, forse dipinte con riquadrature di finti marmi e decorazioni fitomorfe, oggi purtroppo scomparse.

Ingresso
La volta è organizzata in una complessa finta architettura con cornici aggettanti. Alle estremità due motivi a ventaglio; al centro le personificazioni classiche dei fiumi e l’allegoria dell’Estate e dell’Autunno.

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Biglietteria
Alzando lo sguardo, nel centro della volta si vede un medaglione, in cui è raffigurata una coppia con bambino derivata dalle Logge Vaticane, dal quale dipartono ventidue riquadri con motivi vegetali e volti satireschi, separati da cornicette.

Sala 1
La sala è denominata ‘degli specchi e delle colonne’ che si alternano sulle pareti in perfetto stile neoclassico, e la volta è semplicemente decorata con finto soffitto a cassettoni.

Sala 2
Sopra la cornice, che separa la volta dalle pareti, si vedono quattro gruppi di trofei con armature, scuri, lance, bandiere e verghe e la volta è suddivisa in cinque riquadri raccordati da finte cornici, vasi e serti fogliati incrociati.
Al centro lo stemma di Casa Savoia, sormontato dalla corona reale e sovrapposto ad una medaglia con l’Annunciazione; ai lati scene classiche: la caccia al leone dell’imperatore Traiano e un sacrificio alla dea Minerva.

Sala 3
Festoni di fiori trattenuti da putti sopra l’imposta della volta collegano altrettanti medaglioni che rappresentano le Virtù, come nella Galleria Farnese: Temperanza, Carità, Fortezza e Giustizia. Nel riquadro centrale una falsa cupoletta, incorniciata da sirenette, racchiude una Vittoria alata con le trombe seduta su un globo, secondo un’iconografia presente nelle Logge Vaticane.

Sala 4
La volta è divisa in cinque parti da una fascia di serti che si incrociano su fondo verde. Altrettanti pannelli raffigurano scene tratte dalla Galleria Farnese di Roma, circondati da sfingi. Una delle dodici fatiche di Ercole, quella contro l’idra di Lernom è attorniata da altre scene: Minerva aiuta Prometeo a ridonare il fuoco agli uomini; Ercole libera Prometeo, condannato alle catene per aver vinto Zeus; Mercurio dona la lira ad Apollo; la metamorfosi di Callisto, ninfa di Artemide che, non avendo vinto la castità poiché fecondata da Zeus, è trasformata in orsa e trasportata in cielo tra le stelle.

Sala 5
Nei cinque medaglioni della volta sono rappresentati: al centro, un angelo seminudo che domina un diavolo dalle gambe animalesche; ai lati, Mercurio che reca in volo il pomo della discordia a Paride; Giove e Giunone, caratterizzata dal pavone, che si baciano seduti sulle nuvole; gli imperatori Settimio Severo e Caracalla su carro trionfale; la dea Cibele alla guida di un carro condotto dai leoni. Tutto intorno, raffaellesche e serti fogliati che ricordano quelli delle Logge Vaticane.

Sala 6
Questa grande sala era utilizzata per i ricevimenti. Nella volta una finta architettura circonda un grande riquadro dove appaiono Apollo e Atena assisi sulle nuvole, da attribuire al pittore Carlo Angelini Paolucci. Le due figure sono circondate da putti e “baubi” ovvero dalle ali spezzate, che danzano e sorreggono gli attributi dei personaggi: l’ulivo, la corona d’alloro, la civetta e il serpente.

Agli angoli, quattro medaglioni con figure femminili dedite all’arte della tessitura che Atena avrebbe insegnato agli umani. Altri pannelli alternati rappresentano le sette Muse di Apollo: Euterpe, che presiede al canto lirico, intenta a suonare un doppio flauto; Talia, inventrice della commedia; Melpomene, musa della tragedia; Clio, che presiede alla storia, con uno scrigno contenente pergamene arrotolate; Polimnia, musa della pantomima; Urania, che presiede l’astronomia; Calliope, patrona del canto epico; Tersicore, musa della danza e infine Erato, musa della poesia amorosa.

Sala 7
Ammirando la volta, lo sguardo si spalanca sul cielo aperto e nuvoloso visto in prospettiva da un terrazzo. Nel riquadro centrale si vede l’allegoria di un matrimonio; un soldato che si alza in volo sorreggendo una giovane, trattenuta per la veste da un bambino. Altre figure assistono alla scena offrendo libagioni e fiori alla coppia. Ai loro piedi due colombe simboleggiano l’unione nuziale (“convolare a nozze”) e, nella parte superiore, appariva anche la figura di un Giovepluvio, oggi mancante.
I due stemmi raffigurati si riferiscono alla famiglia Savoia e alla famiglia reale di Francia (tre gigli); la scena centrale potrebbe dunque riferirsi al matrimonio celebrato nel 1775 tra Maria Clotilde di Francia e Carlo Emanuele IV di Savoia, casata a cui la famiglia Montani era alleata.
Ai lati le allegorie della Pittura, della Musica, della Letteratura e della Geometria o Architetttura.

Sala 8
La volta è decorata con riquadrature concentriche, dal fondo alternato in giallo e celeste, contenenti spirali fitomorfe e raffaellesche derivate dalle Logge Vaticane. All’esterno quattro scene dell’Eneide: Venere comanda a Cupido d’infiammare d’amore per Enea il cuore della regina Didone; ad Enea appaiono in sogno Ettore, che lo avverte della prossima catastrofe di Troia, e i Penati, dopo la fuga da Troia; Didone, sdraiata su un triclino, sta per uccidersi con una spada.
Al centro Enea intento a varcare la porta dell’Ade, nel desiderio di conoscere il suo futuro e rivedere il padre Anchise; regge in mano un ramoscello d’oro da consegnare alla Sibilla ed è accompagnato da un’altra figura maschile. Davanti alle tre figure, all’ingresso di una grotta, è rappresentato Cerbero, il mitico mostro infernale dalle sembianze di cane a tre teste.

Sala 9
Il finto ombrello della volta è anche qui decorato con ornati fitomorfi e medaglioni tratti dalle Logge Vaticane. I medaglioni rappresentano alcune figure mitologiche come la personificazione della Giustizia, con spada e bilancia, Giunone, affiancata da un pavone, Minerva, con elmo piumato e lancia, e la Vittoria, che regge una corona e solleva un lembo della veste.
Nel pannello centrale, Enea si accomiata dal padre Anchise, ritrovato nell’Ade, e si dirige insieme alla Sibilla Cumana verso una porta d’avorio che segna l’uscita. La simbologia dell’eroe mitico, valoroso guerriero, venne adottata dai Montani come parafrasi del loro valore militare, nel combattere al fianco dei Savoia.

Bibliografia
– A. Brancati (a cura di), Il palazzo e la famiglia Montani a Pesaro. Un restauro architettonico e un recupero di memorie per la storia della città, Cassa di Risparmio di Pesaro, 1992.
– G. Patrignani, Pesaro. La Radio storia della Città, Metauro Edizioni, 2008, pp. 82-83.